Supermercati impreparati: morire di fame o di coronavirus?

Vomero, piazza Vanvitelli

Mentre la maggior parte degli esercizi commerciali restano chiusi, quale conseguenza della pandemia generata dal coronavirus, i negozi che vendono prodotti alimentari e, in particolare, i supermercati, sono tra i pochi che possono continuare a rimanere aperti, con introiti economici presumibilmente anche lievitati, alla luce della preoccupazione, al momento del tutto ingiustificata, che, da un momento all’altro, potrebbero chiudere anch’essi.  Di certo questi esercizi sono tra i pochi ad avere introiti garantiti sicché, tra l’altro, non avranno problemi a fare fronte alle uscite. A ragione di ciò risulta ancora più ingiustificato il dato che, di fronte all’attuale emergenza, non solo si siano rivelati, almeno per quello che ho finora potuto personalmente verificare, del tutto impreparati ma non si siano neppure adeguati, durante questo lasso di tempo, per venire incontro alle esigenze della loro clientela abituale, in particolare, incrementando personale addetto, orari di lavoro e quant’altro, al fine di accelerare la consegna della spesa a domicilio, evitando le lunghe code, dinanzi agli ingressi, che si stanno registrando in questi giorni, con conseguenze immaginabili. Un esempio per tutti: oggi per continuare a dare il mio personale contributo di rimanere a casa con la famiglia, ho deciso di effettuare la spesa on line presso un supermercato posto nel quartiere partenopeo del Vomero. Sono andato sul sito e ho cominciato a riempire il mio carrello virtuale. Dopo aver inserito i prodotti alimentari necessari, ho cliccato sulla scritta “ordina”. Si è aperta così la pagina per la scelta del giorno nel quale ricevere la spesa a casa. Ebbene, dopo aver effettuato, diversi tentativi  per le giornate precedenti, nel corso dei quali compariva sempre la scritta “la disponibilità  per questa data è esaurita”, finalmente si è aperta la pagina “scegli l’orario nel quale ricevere la spesa”. L’unico problema è che, a quel punto, per avere la spesa a casa, avrei dovuto aspettare ben otto giorni. Sì, proprio così, otto giorni durante i quali presumibilmente io e la mia famiglia dovremmo vivere d’aria. E dalle notizie che mi pervengono questa situazione non è affatto un’eccezione anzi, almeno al Vomero, quartiere dove i supermercati peraltro abbondano, rappresenterebbe allo stato una realtà con la quale devono fare i conti tantissime famiglie. Da qui l’appello alle istituzioni competenti affinché tra le questioni che vanno affrontando in queste ore, provvedano, in tempi rapidi, anche a questa emergenza nell’emergenza. Insomma noi cittadini che vogliano rimanere a casa, cosa dobbiamo fare di fronte all’impossibilità di poterci approvvigionare dei generi alimentari di prima necessità: aspettare di morire di fame o rischiare, uscendo di casa per fare la spesa, di ammalarci di coronavirus?

 

Gennaro Capodanno

 

Napoli, via Tino di Camaino: una buona notizia, finalmente è arrivato il cassonetto nuovo!

Napoli via Tino di Camaino cassonetto sostituito

Alla buonora! in questa strada della municipalità collinare, che collega i territori del Vomero e dell’Arenella, lungo la quale la raccolta dei rifiuti solidi urbani avviene ancora attraverso il vecchio quanto vituperato sistema dei cassonetti, dal momento che la raccolta differenziata, con gli appositi bidoncini affidati ai condomini, ad eccezione di quelli per la carta, non è mai decollata, stamani finalmente, dopo tante segnalazioni, uno di questi contenitori, rotto da tempo, privo di una ruota e senza coperchio, è stato sostituito con uno nuovo di zecca dall’apposito servizio dell’Asìa. Cos’altro aggiungere: meglio tardi che mai!

 

Gennaro Capodanno

 

Napoli, 13 marzo: 17 anni fa moriva Roberto Murolo. La casa-museo al Vomero in via Cimarosa è accessibile al pubblico?

Vomero, via Cimarosa, casa Roberto Murolo

Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, che, già in passato, ha più volte chiesto che a Roberto Murolo, grande cantore della Napoli classica, deceduto il 13 marzo 2003, del quale dunque oggi cade il 17esimo anniversario della morte, vengano intitolate le scale di via Cimarosa, poste proprio dinanzi al palazzo dove si trova la sua casa,  e  dove il grande artista visse e mori, rilancia la sua proposta. Anche tenendo conto del fatto che a Murolo, nell’ambito del quartiere collinare,  è dedicata solo una rotonda in cemento posta all’incrocio tra via Rossini e via Paisiello, cosa che non solo sembra riduttiva ma della quale sono a conoscenza ben pochi.

 

                ” L’idea dell’intitolazione delle scale attigue al palazzo – puntualizza Capodanno –  mi è venuta in mente, mutuando quanto fatto al riguardo prima per Giancarlo Siani e, più di recente, per un altro grande artista, Massimo Troisi, al quale sono state intitolale le scale di via Mariconda. Mi auguro che, in tempi brevi, questa proposta venga fatta propria e attuata dall’amministrazione comunale partenopea “.

 

                “ In verità – afferma Capodanno – mi aspettavo, già da tempo, una maggiore considerazione per un artista del calibro di Murolo, che ha rilanciato la canzone napoletana nel mondo intero e che tanto lustro ha dato e continua a dare a Napoli, riproponendo le più belle melodie e scrivendo pagine indelebili che fanno, a giusta ragione, parte del retaggio storico della cultura partenopea “.

 

                “ Ma, fino a questo momento, così non è stato – puntualizza Capodanno -. In verità a Murolo, nel 2014, fu anche intitolata una delle traverse di via Nino Bixio, nel quartiere Fuorigrotta, cosa che però fece storcere il naso a più di un estimatore del grande artista, sia per il fatto che si era scelto un tratto di strada collaterale sia perché tale scelta era caduta al di fuori del territorio del Vomero, quartiere dove Roberto Murolo era sempre vissuto e dove, prima di lui aveva abitato, anche il padre, Ernesto Murolo, come ricordano le due lapidi apposte sulla facciata del fabbricato in via Cimarosa “.

 

                ”  Proprio in occasione della collocazione della lapide, avvenuta il 18 gennaio 2012, per celebrarne il centenario della nascita, si parlò diffusamente, anche sugli organi d’informazione, della realizzazione, nell’abitazione dei Murolo, di un museo che sarebbe dovuto diventare luogo di studio e di ricerca ma anche meta di un turismo amante della storia musicale di Napoli di sempre – ricorda Capodanno – Ma non sappiamo se poi alle dichiarazioni d’intenti siano seguiti fatti concreti. A questo punto, a distanza di ben oltre sette anni dal suddetto avvenimento, pure per rispondere alle domande al riguardo dei turisti ma anche dei tanti estimatori dell’indimenticato artista, auspichiamo che si renda pubblicamente noto se la casa di Ernesto e Roberto Murolo, le cui pareti, come si legge nelle cronache dell’epoca, parlano di musica e cultura e che si auspicava che diventasse come la casa museo a Lisbona di Ferdinando Pessoa, il grande scrittore portoghese, sia oggi un museo, accessibile ai visitatori, e, in caso positivo, in quali orari e a chi bisogna rivolgersi per prenotare la visita, visto che dalle ricerche condotte, anche su internet, nulla risulta al riguardo “.

 

Napoli, 11 marzo 2020: 15 anni fa moriva Aurelio Fierro. Quando vedrà la luce il museo della canzone napoletana?

Aurelio Fierro

“ Anche se era nato a Montella, abbiamo ritenuto da sempre Aurelio Fierro un vomerese doc, visto che per decenni ha abitato con la famiglia nel quartiere collinare della città, in un bell’appartamento posto nella centralissima via Cilea – afferma Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari -. Ho conosciuto personalmente il maestro negli anni ’80 quando ero presidente della circoscrizione Vomero. Col suo sorriso gioviale ci tenne a ricordarmi che eravamo “quasi” colleghi dal momento che egli solo per pochi esami non aveva completato gli studi d’ingegneria “.

 

                “ Purtroppo l’11 marzo del 2005, quindici anni fa, dopo una lunga malattia, a 81 anni, moriva uno dei personaggi che, insieme a pochi altri, tra i quali va certamente ricordato Roberto Murolo, scomparso due anni prima il 13 marzo 2003, anch’egli vomerese, aveva contribuito a diffondere  la canzone napoletana in Italia e all’estero, soprattutto in Giappone ma anche in Europa, in Australia e in America – continua Capodanno -. Eppure questi uomini che tanto hanno dato a Napoli sono poi destinati, anche dopo la morte, a non ricevere il giusto riconoscimento dalle istituzioni  a tanto preposte “.

 

                Al riguardo va ricordato quando affermato da Aurelio Fierro in un’intervista rilasciata circa un anno prima della scomparsa: “ Sono innamorato di Napoli, non posso farci niente. Sto bene solo qua. Eppure questa è una città ingrata, che non si rende conto dei suoi tesori. Parlo della gente, ma anche delle istituzioni. Mi sono offerto più volte d’insegnare gratuitamente la canzone napoletana ai giovani, purché mi dessero una sede. Come mi hanno risposto? Vedremo, faremo, soltanto parole “.

 

                “ Da menzionare anche l’impegno politico di Fierro quando nel 1970 fu eletto nel consiglio comunale di Napoli, portando il proprio contributo di idee e d’esperienza – ricorda Capodanno -. Ad una sua interpellanza si deve il passaggio dal demanio dello Stato al Comune di Napoli del teatro Mercadante, al quale di recente è stato riconosciuto lo status di teatro nazionale. Inoltre fece approvare un progetto per la destinazione della Casina dei Fiori in Villa comunale a Museo della Canzone napoletana con annesso teatrino da destinare a scopi anche turistici. La costruzione fu iniziata, ma fu poi bloccata ed infine demolita con l’arrivo del G7 a Napoli “.

 

                “ Fierro fu anche autore di una grammatica della lingua napoletana e del libro “ Fiabe e leggende napoletane “ – prosegue Capodanno -. Irrealizzato restò invece il progetto di dare alla stampe  l’enciclopedia storica della canzone, in quattro volumi, che lo vide impegnato sin dagli inizi degli anni novanta “.

 

                “ E’ auspicabile – conclude Capodanno – che i nostri pubblici amministratori, anche nel rispetto della memoria di questi eccezionali maestri, che hanno rappresentato Napoli e la sua melodia in tutto il mondo, si decidano a creare finalmente, nel capoluogo partenopeo, un museo della canzone napoletana, sulla cui nascita si discute da quasi trent’anni, dando finalmente corpo alle promesse che si fanno a ogni dipartita di un grande artista, e che, purtroppo, cadono nel dimenticatoio dal giorno seguente al triste evento  “.

 

Il lento quanto inesorabile declino del Vomero. La crisi del commercio viene da lontano non certo dal coronavirus

Vomero, isola pedonale di via Scarlatti

” Mi meraviglierei che qualcuno si meravigliasse – esordisce Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, che al Vomero è nato e dove ha sempre vissuto, e che del quartiere collinare partenopeo ha potuto osservare, descrivendolo in migliaia di comunicati e di lettere, il lento quanto inesorabile degrado sociale oltre che urbano, anche ricoprendo ruoli istituzionali, come quando negli anni ’80 fu eletto a capo della circoscrizione vomerese quale presidente -. Per ultimo c’è chi vorrebbe far intendere che la crisi dell’unico comparto occupazionale e produttivo del quartiere, quello del terziario commerciale, possa essere determinata dal coronavirus, quando è  notorio che tale crisi, con tantissime ditte che sono scomparse, è in atto da alcuni lustri a questa parte e che l’epidemia in atto, che non vede Napoli tra le zone rosse, al massimo potrebbe avere diminuito gli introiti in alcuni settori merceologici “.

 

            “ Un declino che da tempo affligge un’area del capoluogo partenopeo di poco più di due chilometri quadrati, abitata da circa 48 mila napoletani, con una densità abitativa dunque superiore ai 22mila abitanti a chilometro quadrato – puntualizza Capodanno -. Tanti, se solo si pensi che la densità abitativa media italiana e di poco superiore ai 200 abitanti a chilometro quadrato, meno di un centesimo di quella del Vomero, e che lo Stato più densamente popolato del mondo è Macao in Cina con poco più di 20mila abitanti a chilometro quadrato. Ma oramai i vomeresi vivono come tante monadi, ognuno per proprio conto, ignorando gli altri e ciò che accade nel loro intorno. Ci sono famiglie che abitano da lustri nei palazzi e non s’interessano neppure di sapere chi sono i loro vicini di pianerottolo. Lo sanno bene anche i ladri d’appartamento che agiscono indisturbati, grazie anche al silenzio di quanti avvertono i rumori e gli strani movimenti e non fanno nulla per farli cogliere sul fatto, o gli aggressori d’inermi passanti, molti dei quali giovani, bersagli delle famigerate baby gang, che imperversano da tempo nel quartiere, e che sanno di poter contare sul fatto che difficilmente qualcuno interverrà a difendere i malcapitati “.

 

            “ Vittime principali di questo stato di cose sono gli anziani, presenti in gran numero nel quartiere collinare, anche perché non è stata mai realizzata alcuna struttura pubblica al coperto ad essi destinata, per consentirgli d’incontrarsi e di socializzare. Persone avanti negli anni che hanno fatto però la fortuna di tanti privati che, vista la mancanza di analoghe strutture pubbliche, hanno trasformato civili abitazioni in “case per anziani” dove vengono applicate rette mensili con cifre a tre zeri di euro per ospitarli in una camera. Al Vomero ce ne sono tantissime  – prosegue Capodanno -. Infatti dai dati demografici pubblicati sul sito del Comune di Napoli emerge che nell’ambito della Municipalità 5, costituita dai quartieri Vomero e Arenella, il rapporto percentuale tra la popolazione con 65 anni e più e quella con meno di 15 anni, il cosiddetto indice di vecchiaia, scelto quale indicatore sintetico del grado di invecchiamento della popolazione, risulta superiore a 100. Infatti, nella Municipalità 5 è pari a 168,45%, superiore al dato cittadino (91,13%), e, soprattutto, superiore a quello nazionale (131,4%) “.

 

            “ A fronte di questo stato di cose, qui parzialmente descritto, bisogna rilevare il profondo cambiamento che il quartiere ha subito negli ultimi lustri, anche per la totale latitanza delle istituzioni preposte e la mancanza di un’idonea quanto indispensabile programmazione – osserva Capodanno -. Scomparsi quasi del tutto i luoghi di aggregazione sociale. A partire dagli esercizi commerciali, la maggior parte dei quali erano a carattere familiare e si tramandavano da padre in figlio di generazioni di vomeresi, dove la gente s’intratteneva a parlare, al punto che alcuni si erano dotati anche di seggiole dove i clienti si accomodavano a conversare in attesa del loro turno, esercizi sostituiti da anonimi quanto glaciali store di marche internazionali, popolati di commessi che la sera prendono il metrò per tornarsene a casa. Chiuse molte librerie, come la libreria Guida Merliani, l’Internazionale, la libreria Loffredo, scomparse ben cinque delle otto sale cinematografiche presenti negli anni ’60, sparito il  megastore FNAC con il forum che negli anni era diventato un vero e proprio punto di riferimento per giovani e meno giovani con i suoi appuntamenti culturali quotidiani. Scomparso anche uno dei simboli del quartiere collinare, la palma posta al centro della più antica e prestigiosa piazza del quartiere, piazza Vanvitelli, aggredita ed uccisa dal famigerato punteruolo rosso, ma anche dall’indifferenza di chi non mosse un dito per tentare di salvarla. Sono sorti invece come funghi bar, pub, ristoranti e sfizioserie. Insomma nel quartiere collinare  oggi  si riempiono le pance mentre per alimentare la mente non resta quasi nulla “.

 

            “ E la cosa più grave – conclude Capodanno – è che questo stato di cose appare al momento del tutto irreversibile, anzi si aggrava ogni giorno di più, complice anche il degrado urbano, con marciapiedi e carreggiate, trasformate, dalle sempre più frequenti buche e avvallamenti, in percorsi di guerra, mentre i pochi esercizi commerciali storici rimasti continuano ad abbassare le saracinesche e di certo non per la recente epidemia da coronavirus che al massimo potrà contribuire al colpo di grazia. Sicché gli unici a fregarsi le mani sono delinquenti e clan malavitosi  che, nel ventre molle del quartiere collinare, hanno negli anni costruito e consolidato le loro cospicue fortune economiche “.

 

Arenella, “Casa della socialità”: apritela subito al pubblico! I lavori sono terminati da tempo ma resta inspiegabilmente chiusa

Ex sottostazione elettrica via Menzinger

” La data dell’inaugurazione della “Casa della socialità”, la struttura realizzata in via Verrotti, nel quartiere Arenella, posta in un immobile che in passato  era stato adibito a sottostazione elettrica dell’ex ATAN, resta, allo stato, ancora un grosso punto interrogativo  – esordisce  Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari che segue da anni quest’assurda vicenda  -.  Infatti, nonostante che già quasi due anni addietro venisse annunciata l’inaugurazione della struttura prima dell’estate del 2018, resta il fatto che, fino a questo momento, non si sa quando sarà resa accessibile al pubblico, dopo che ovviamente sarà stata attrezzata e resa funzionale. Si è addirittura arrivati al punto che non ci si sbilancia neppure più sui tempi necessari “.

 

                ” In verità – sottolinea Capodanno – la realizzazione di questo  centro polifunzionale era già stata annunciata con grande enfasi, oltre quattro anni fa, poco prima delle ultime elezioni amministrative, svoltesi nel mese di giugno del 2016. Fu proprio durante la campagna elettorale che comparve uno striscione che ricopriva buona parte della facciata del fabbricato su via Menzinger. Su tale striscione, che portava in calce il nome e cognome dell’allora presidente della municipalità 5, che comprende i quartieri del Vomero e dell’Arenella, candidato poi eletto al consiglio comunale, si leggeva che erano stati stanziati anche gli importi necessari per l’esecuzione dei lavori, con la  delibera di Giunta comunale n. 874 del 29 dicembre 2015 e con un impegno di spesa di € 366.000,00.  Dalla delibera citata sono dunque passati oltre quattro anni e, al momento, la possibilità di poter concretamente fruire di questo spazio sociale, a disposizione dei cittadini, appare ancora lontana “.

 

                ” Allo stato – puntualizza Capodanno -, il cantiere esterno  è stato eliminato e i lavori, almeno per la parte strutturale, sembrano completati. Ma, allo stato, non è noto se sono stati eseguiti tutti gli allacciamenti ai servizi pubblici essenziali, quali, luce, gas e acqua, quest’ultimo fondamentale anche per poter effettuare il collaudo dell’impianto antincendio. Inoltre gli ambienti risultano ancora vuoti, privi dei necessari arredi  per poter rendere il complesso  funzionale e operativo a tutti gli effetti “.

 

                ” Peraltro bisognerà anche redigere una regolamentazione  – sottolinea Capodanno – sia per stabilire una sorta di graduatoria tra tutte le associazioni che faranno richiesta di poter utilizzare i locali sia per disciplinare l’accesso. Inoltre bisognerà anche attrezzare una buvette la cui gestione andrà poi affidata attraverso un’apposita gara  “.

 

                ” Ci auguriamo – aggiunge Capodanno – che, in tempi rapidi,  si provveda a tutto quanto ancora necessario per l’apertura dell’edificio, così come, principalmente, auspichiamo, anche per evitare che la struttura venga vandalizzata , come già accaduto in passato, continuando a rimanere chiusa, che, una volta che saranno stati allacciati tutti i servizi essenziali e sia stata attrezzata con tutto quanto necessario per la sua piena funzionalità, essa venga aperta al pubblico, dando così una risposta operativa alla notevole richiesta di spazi e di strutture comunali, destinati alle attività sociali, in un’area della città, quella collinare, che da tempo ne è fortemente carente “.

 

Vomero: troppe fonti d’albero vuote nel quartiere! Restituiteci il poco verde pubblico a disposizione!

Vomero, via Scarlatti, fonte d'albero cementata

 

Sono tante le voci che da tempo si sollevano dagli abitanti del quartiere collinare del Vomero per chiedere che le tante fonti d’albero tuttora ancora vuote – alcune delle quali, nel frattempo, addirittura coperte con una lastra di cemento, come è accaduto di recente  nella centralissima via Scarlatti – vengano riempite con nuove essenze arboree, senza che però gli uffici comunali competenti provvedano a quanto richiesto.

 

            ” In alcuni casi – puntualizza Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari – addirittura è ancora presente il ceppo o il solo fusto del vecchio albero abbattuto, che andrebbero rimossi per fare spazio alle nuove alberature “.

 

            ”  Una di queste fonti d’albero vuote, posta nell’isola pedonale di via Luca Giordano, sali anche alla ribalta delle cronache per il fatto che una turista di passaggio vi cadde dentro, riportando ferite tali da dover ricorrere alle cure dei sanitari, sollevando il giusto risentimento dei tanti che assistettero alle scena, al punto che la sera stessa dell’incidente comparve un duro cartello di protesta e di denuncia – sottolinea Capodanno -. Ma non si trattò né del primo caso né dell’ultimo “.

 

            ” Purtroppo il Vomero oggi è uno dei quartieri meno verdi d’Europa – continua Capodanno – e se non avessimo la fortuna di avere sul territorio il parco della Floridiana, il quale purtroppo, dopo anni d’incuria e d’abbandono, dal 23 dicembre scorso è stato addirittura chiuso, la situazione sarebbe ancora più grave. L’opera di cementificazione avvenuta circa mezzo secolo addietro ha eliminato le tante aree verdi che avevano fatto conoscere il Vomero come “quartiere dei broccoli”, sostituendole con palazzoni di sette piani e oltre “.

 

            ” In particolare – sottolinea Capodanno – le alberature stradali, costituite per lo più da platani, sono affette da tempo da numerose patologie, a partire dal cosiddetto cancro rosa e infestate dalla tingide del platano, della quale tanto si è parlato di recente senza che però risulti che sia stata debellata. Tali patologie le hanno di fatto decimate, senza che in molti casi si provvedesse alla sostituzione “.

 

            ” E’ auspicabile – conclude Capodanno – che, oltre agli interventi di potatura da effettuarsi nei periodi consentiti e di disinfestazione, a partire dalle strade dove oramai le alberature penetrano addirittura nei balconi delle abitazioni dei piani alti, si proceda anche alla messa a dimora di nuove essenze arboree lungo le strade del quartiere nelle fonti che ne sono prive, previa rimozione di ceppaie e alberature morte “.

 – alcune delle quali, nel frattempo, addirittura coperte con una lastra di cemento, come è accaduto di recente  nella centralissima via Scarlatti – vengano riempite con nuove essenze arboree, senza che però gli uffici comunali competenti provvedano a quanto richiesto.

 

            ” In alcuni casi – puntualizza Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari – addirittura è ancora presente il ceppo o il solo fusto del vecchio albero abbattuto, che andrebbero rimossi per fare spazio alle nuove alberature “.

 

            ”  Una di queste fonti d’albero vuote, posta nell’isola pedonale di via Luca Giordano, sali anche alla ribalta delle cronache per il fatto che una turista di passaggio vi cadde dentro, riportando ferite tali da dover ricorrere alle cure dei sanitari, sollevando il giusto risentimento dei tanti che assistettero alle scena, al punto che la sera stessa dell’incidente comparve un duro cartello di protesta e di denuncia – sottolinea Capodanno -. Ma non si trattò né del primo caso né dell’ultimo “.

 

            ” Purtroppo il Vomero oggi è uno dei quartieri meno verdi d’Europa – continua Capodanno – e se non avessimo la fortuna di avere sul territorio il parco della Floridiana, il quale purtroppo, dopo anni d’incuria e d’abbandono, dal 23 dicembre scorso è stato addirittura chiuso, la situazione sarebbe ancora più grave. L’opera di cementificazione avvenuta circa mezzo secolo addietro ha eliminato le tante aree verdi che avevano fatto conoscere il Vomero come “quartiere dei broccoli”, sostituendole con palazzoni di sette piani e oltre “.

 

            ” In particolare – sottolinea Capodanno – le alberature stradali, costituite per lo più da platani, sono affette da tempo da numerose patologie, a partire dal cosiddetto cancro rosa e infestate dalla tingide del platano, della quale tanto si è parlato di recente senza che però risulti che sia stata debellata. Tali patologie le hanno di fatto decimate, senza che in molti casi si provvedesse alla sostituzione “.

 

            ” E’ auspicabile – conclude Capodanno – che, oltre agli interventi di potatura da effettuarsi nei periodi consentiti e di disinfestazione, a partire dalle strade dove oramai le alberature penetrano addirittura nei balconi delle abitazioni dei piani alti, si proceda anche alla messa a dimora di nuove essenze arboree lungo le strade del quartiere nelle fonti che ne sono prive, previa rimozione di ceppaie e alberature morte “.

 

 

Napoli, villa Floridiana: basta con i ritardi! Riapritela entro il 20 marzo. Capodanno ha scritto al presidente della Repubblica, Mattarella. Promossa anche una petizione on-line

Napoli, villa Floridiana chiusa

Petizione on-line alla pagina: http://chng.it/YfGrTGP8

 

            Gennaro Capodanno, presidente del Comitato Valori collinari, già presidente della Circoscrizione del Vomero, nei giorni scorsi aveva inoltrato l’ennesima nota al Ministero per i Beni Culturali e ambientali, con la quale chiedeva “di far conoscere il cronoprogramma dei tempi necessari sia per la potatura e la messa in sicurezza delle alberature ricadenti nel tratto tra l’ingresso di via Cimarosa e il museo, sia per i lavori di manutenzione e messa in sicurezza del resto del parco. Il tutto auspicando un’accelerazione delle procedure al fine di rendere pienamente agibile e fruibile la villa Floridiana, unico polmone di verde pubblico a disposizione dei circa 50mila residenti del quartiere Vomero” “.

 

            ” Sono rimasto del tutto insoddisfatto dalla risposta pervenutami, al riguardo,  dalla segreteria degli uffici di diretta collaborazione del ministro Franceschini – sottolinea Capodanno -. Con tale nota infatti ci si è limitati a girare la mia richiesta  al Polo museale della Campania, per un eventuale seguito di competenza, senza dare alcuna risposta alle domande poste. In altre parole il ministero se ne è lavato le mani, demandando il tutto al Polo museale che peraltro non aveva risposto neppure alla precedente istanza. Un sorta di scaricabarile, mentre il parco resta chiuso dal 23 dicembre dell’anno scorso, vale a dire da circa due mesi e mezzo  “.

 

            ” Una situazione di una gravità inaudita  – puntualizza  Capodanno – tenendo conto del fatto che, per i soli lavori di potatura e di messa in sicurezza dei pochi alberi superstiti nel tratto che va dall’ingresso da via Cimarosa fino al Museo, quindi escludendo gli altri lavori di manutenzione straordinaria, per tornare dunque alla situazione che si registrava prima dell’ultima chiusura, avvenuta dopo il temporale del 22 dicembre scorso, lasciando molte aree ancora interdette al pubblico, nella nota trasmessa in precedenza si affermava che il loro completamento sarebbe avvenuto entro l’estate. In pratica, considerando che siamo a inizio marzo e che l’estate arriverà a fine giugno, il parco, anche con l’apertura dei cancelli su via Cimarosa, dovrebbe essere accessibile, se tutto va bene, solo tra circa quattro mesi che andrebbero ad aggiungere al tempo già trascorso, per un totale di circa sei mesi di chiusura. Un fatto inaccettabile! “.

 

            ” Quanto poi ai tempi per la manutenzione e messa in sicurezza del resto del parco – aggiunge Capodanno -, lavori che dovrebbero essere effettuati con i due milioni di euro annunciati fin dal marzo dell’anno scorso, ci si limitati ad affermare che “è in itinere  il provvedimento di assegnazione dei fondi necessari”, il che farebbe desumere che neppure i fondi sarebbero allo stato già disponibili. La qual cosa comporterebbe poi, tra gara d’appalto, consegna dei lavori e loro completamento, tempi notevolmente lunghi “.

 

            ” Per questa ragione – afferma Capodanno – ho deciso di rompere gli indugi, inoltrando un’apposita istanza al Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, chiedendo il suo intervento sia presso il Ministero dei Beni ambientali e culturali e per il turismo che presso il Polo museale della Campania. Nel contempo ho promosso una petizione on-line indirizza al Ministro del dicastero competente, oltre che al Presidente della Giunta regionale della Campania e al Sindaco di Napoli, chiedendo  di attivare tutti i provvedimenti del caso per effettuare i lavori urgenti di messa in sicurezza delle alberature, lavori di somma urgenza che non risultano siano al momento ancora neppure iniziati, nonostante il lungo tempo trascorso, al fine di consentire la riapertura parziale del parco entro il 20 marzo prossimo, vale a dire entro l’arrivo della primavera, essendo inaccettabile che, con la bella stazione, tanti bambini, giovani, mamme, anziani, famiglie oltre ai turisti, vengano privati dell’unico polmone di verde pubblico a loro disposizione “.